mercoledì 17 giugno 2009

GLI ANZIANI E IL CALDO

Attenzione agli anziani in questi giorni di grande caldo. Gli esperti lanciano l'allarme relativo alle persone over 75 nelle quali il meccanismo ormonale che regola la sensazione di sete è compromesso: per questa ragione, spesso risultano disidratati e non se ne accorgono perchè non bevono a sufficienza.
E' necessario che i familiari di persone anziane che vivono sole, spesso in appartamenti isolati senza ascensore, di accertarsi che il loro congiunto beva a sufficienza. I dati più recenti dichiarano che un anziano su sette che abita nei centri storici della città non ha ascensore e uno su tre è poco autosufficiente. Le condizioni di vita quotidiana sono così difficili e faticose ed è facile immaginare la giornata-tipo, caratterizzata da caldo e solitudine, di questi anziani nelle nostre grandi città, deserte durante le settimane di agosto.

Quello della sete, o meglio della sua assenza, è un problema serio per la salute dei nonni italiani: l'Organizzazione Mondiale della Sanità spiega che sono necessari almeno dieci bicchieri al giorno di acqua per garantirsi la giusta quantità di liquidi. Semaforo verde anche per il tè, soprattutto tiepido, mentre assolutamente sconsigliate sono le bibite gassate, le bevande alcoliche, il caffè, le bibite che contengono caffeina e zuccheri che sono diuretiche e quindi fanno perdere i liquidi invece che reintegrarli.

Dagli esperti alcuni consigli per affrontare la calda estate senza perderne in salute: bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, evitare di uscire nelle ore più calde, arieggiare l'ambiente, indossare abiti leggeri, consumare pasti leggeri ricchi di frutta e verdura, in caso di emicrania dopo un'esposizione al sole o al caldo fare impacchi di acqua fresca per abbassare la temperatura, andare in vacanza in località collinari o in montagna, non sostare in auto sotto il sole, non interrompere autonomamente le terapie abituali, ma consultarsi sempre con il proprio medico.

sabato 13 giugno 2009

SOGNARE E' RIPOSARE
Un sonno riposante è fondamentale per conservare una buona qualità di vita. Il sonno non è una condizione passiva come molti credono: quando dormiamo, infatti il nostro cervello continua a lavorare con fasi alterne di intensità. Il riposo notturno, caratterizzato per la maggior parte della sua durata da"onde lente" cerebrali è intervallato da brevi periodi di cosidetto sonno REM (cioè movimenti rapidi degli occhi che facciamo incosciamente).
La sua durata è variabile, nell'ordine dei minuti e il cervello è in piena attività, come durante la veglia. Le fasi REM garantiscono la formazione dei sogni ed esse sono fondamentali perchè al mattino ci si sveglia ben riposati e vigili. Senza il sonno REM il riposo non è ristoratore, anche se dure le classiche 8-9 ore.
Il sonno ad"onde lente" viene per convenzione suddiviso in 4 stadi: stadio 1 o addormentamento(passaggio dalla veglia al sonno), stadio 2 o sonno leggero, stadio 3 o sonno profondo e stadio 4 o sonno profondissimo. Ogni periodo di sonno ad "onde lente" seguito da un periodo di sonno REM costituisce un ciclo. Un normale periodo di riposo notturno è caratterizzato da 4-5 cicli.
La maggior parte delle persone, invecchiando, tende a dormire meno e durante il sonno si sveglia di più. Recenti studi hanno dimostrato che con l'invecchiamento aumenta sia il senso di stanchezza mentale al risveglio che la sonnolenza. Sembrerebbe che invecchiando più che una riduzione della necessità, si manifesti una riduzione della capacità di dormire. Perchè diminuisce la capacità di dormire? Gli scienzati affermano che le cause possono essere numerose. Una delle più frequenti è che certamente dovuta alle modificazioni del controllo della respirazione che avvengono nei centri nervosi del cervello con l'avanzare dell'età. L'80% degli ultra-cinquantenni, durante il sonno notturno non respira per brevi intervalli di tempo; in questi periodi che variano in durata dai dieci secondi al minuto(periodi di apnea)il soggetto può svegliarsi senza accorgersene. Per questo motivo il sonno diventa meno riposante. Un'altro disturbo del sonno frequentemente osservato nell'anziano è la contrazione degli arti inferiori.
L'aspetto più rilevante dei disturbi del sonno riguarda l'individuazione di una terapia adeguata. Oltre il 40% delle persone che prendono sonniferi sono ultrasessantenni.
Nella terza età, la maggior parte dei fermaci per dormire hanno un effetto più prolungato e vengono eliminati più lentamente rispetto a quanto avviene nei soggetti adulti. Inoltre l'uso continuato può provocare un aumento, e non una diminuzione dei disturbi del sonno.
Fino a quando la conoscenza dei problemi del sonno non sarà completata, e cioè fino a quando non si comprenderà ciò che è da considerarsi normale e ciò che invece deve essere ritenuto malattia, ci si deve avvicinare ai disturbi del sonno guidati dal buon senso, senza abusare dei farmaci.

mercoledì 3 giugno 2009

DALLA PARTE DELL'ANZIANO

Nella terza età, la difesa dell'autonomia e della libertà è particolarmente importante e sentita quando l'anziano deve ricorrere ai servizi medici e ospedalieri a causa delle proprie condizioni di salute. Purtroppo talvolta l'aspettativa e la fiducia con cui si avvicinano alle strutture sanitarie viene delusa: il paziente è trattato con minore attenzione e cura di quanto avrebbe diritto.
Disorganizzazione, tensioni e insoddisfazione nell'ambiente sanitario sono in parte responsabili di questo atteggiamento; inoltre benchè il cambiamento della sensibilità e della maturità civile abbia fatto molto in tal senso, il pregiudizio che l'anziano sia incurabile e inutile per cui il tempo a lui dedicato sarebbe sprecato non è ancora stato del tutto dimenticato.

Il ricovero in ospedale è sempre un'esperienza difficile, anche quando il paziente è informato che i suoi problemi non sono gravi.
L'allontanamento dalla famiglia, il cambiamento d'ambiente, il letto nuovo, i disturbi, la tensione e l'attesa per le risposte del medico spesso causano disagio.
L'ospedale avrebbe anche il compito di effettuare interventi riabilitativi precoci che purtroppo non sempre può offrire: è frequente purtroppo tra gli anziani ricoverati la rapida comparsa della sindrome da immobilizzazione che provoca talvolta irreversibile cronicizzazione.
Una vera riabilitazione però è possibile soltanto se il paziente è disponibile per una collaborazione generosa. Dal loro punto di vista poi gli operatori sanitari devono mostrare sul piano umano disponibilità all'ascolto con simpatia, cercando di capire il linguaggio, i problemi , le difficoltà dell'anziano. Solo con questo approccio umano si può creare la situazione favorevole affinchè il lavoro dei medici possa davvero apportare benefici.
L'anziano deve mantenere viva la speranza della guarigione, ritrovando la capacità di superare anche questa nuova situazione.
L'atteggiamento di speranza, di fiducia, di collaborazione con coloro che lo assistono e lo curano favorisce la guarigione o almeno facilita un considerevole miglioramento.
I pazienti una volta dimessi dai reparti ospedalieri possono ritornare a casa ed essere seguiti da un'organizzazione che controlla il loro stato di salute e può collaborare all'esecuzione di alcune terapie a domicilio (assistenza domiciliare).
Qualora ci fosse bisogno di interventi più complessi, la persona anziana potrà recarsi anche ciclicamente presso i cosìdetti "day hospital", cioè strutture dove è possibile ricevere tutte le cure che vengono fornite in ospedale senza essere veramente ricoverati, ma potendo tornare a casa la sera.
Quando l'anziano per motivi di salute, organizzativi e di assistenza o per scelta personale deve rinunciare a vivere in famiglia e nella propria casa può chiedere di diventare ospite delle case di riposo che si trovano vicino al suo luogo di residenza. Queste negli ultimi anni si sono notevolmente rimodernate e spesso offrono un trattamento umano e corretto dal punto di vista sanitario.
La difesa della salute passa attraverso la prevenzione fatta prevalentemente dall'anziano; nella prospettiva si collocano anche i necessari controlli medici periodici, la cui frequenza deve aumentare con il passare degli anni.
Sulla collaborazione generosa fra paziente e medico si fonda la possibilità concreta di difendere la salute dell'anziano e di limitare i danni di eventuali malattie.