Nella terza età, la difesa dell'autonomia e della libertà è particolarmente importante e sentita quando l'anziano deve ricorrere ai servizi medici e ospedalieri a causa delle proprie condizioni di salute. Purtroppo talvolta l'aspettativa e la fiducia con cui si avvicinano alle strutture sanitarie viene delusa: il paziente è trattato con minore attenzione e cura di quanto avrebbe diritto.
Disorganizzazione, tensioni e insoddisfazione nell'ambiente sanitario sono in parte responsabili di questo atteggiamento; inoltre benchè il cambiamento della sensibilità e della maturità civile abbia fatto molto in tal senso, il pregiudizio che l'anziano sia incurabile e inutile per cui il tempo a lui dedicato sarebbe sprecato non è ancora stato del tutto dimenticato.
Il ricovero in ospedale è sempre un'esperienza difficile, anche quando il paziente è informato che i suoi problemi non sono gravi.
L'allontanamento dalla famiglia, il cambiamento d'ambiente, il letto nuovo, i disturbi, la tensione e l'attesa per le risposte del medico spesso causano disagio.
L'ospedale avrebbe anche il compito di effettuare interventi riabilitativi precoci che purtroppo non sempre può offrire: è frequente purtroppo tra gli anziani ricoverati la rapida comparsa della sindrome da immobilizzazione che provoca talvolta irreversibile cronicizzazione.
Una vera riabilitazione però è possibile soltanto se il paziente è disponibile per una collaborazione generosa. Dal loro punto di vista poi gli operatori sanitari devono mostrare sul piano umano disponibilità all'ascolto con simpatia, cercando di capire il linguaggio, i problemi , le difficoltà dell'anziano. Solo con questo approccio umano si può creare la situazione favorevole affinchè il lavoro dei medici possa davvero apportare benefici.
L'anziano deve mantenere viva la speranza della guarigione, ritrovando la capacità di superare anche questa nuova situazione.
L'atteggiamento di speranza, di fiducia, di collaborazione con coloro che lo assistono e lo curano favorisce la guarigione o almeno facilita un considerevole miglioramento.
I pazienti una volta dimessi dai reparti ospedalieri possono ritornare a casa ed essere seguiti da un'organizzazione che controlla il loro stato di salute e può collaborare all'esecuzione di alcune terapie a domicilio (assistenza domiciliare).
Qualora ci fosse bisogno di interventi più complessi, la persona anziana potrà recarsi anche ciclicamente presso i cosìdetti "day hospital", cioè strutture dove è possibile ricevere tutte le cure che vengono fornite in ospedale senza essere veramente ricoverati, ma potendo tornare a casa la sera.
Quando l'anziano per motivi di salute, organizzativi e di assistenza o per scelta personale deve rinunciare a vivere in famiglia e nella propria casa può chiedere di diventare ospite delle case di riposo che si trovano vicino al suo luogo di residenza. Queste negli ultimi anni si sono notevolmente rimodernate e spesso offrono un trattamento umano e corretto dal punto di vista sanitario.
La difesa della salute passa attraverso la prevenzione fatta prevalentemente dall'anziano; nella prospettiva si collocano anche i necessari controlli medici periodici, la cui frequenza deve aumentare con il passare degli anni.
Sulla collaborazione generosa fra paziente e medico si fonda la possibilità concreta di difendere la salute dell'anziano e di limitare i danni di eventuali malattie.
mercoledì 3 giugno 2009
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1 commento:
Desolante situazione quella da te tanto puntualmente descritta. L'anziano percepisce di essere un peso per gli altri, ma questo non sarebbe un granché grave. A mio avviso il risentimento più grande è dovuto alla sensazione di "tradimento" che la società riserva a coloro che quella stessa società hanno contribuito a costruire. La gratitudine invecchia con l'anziano. E' cosa d'altri tempi la devozione che si riservava al "senior" quale depositario di un sapere antico, frutto della sua lunga esperienza di vita. Oggi la gratitudine è ridotta a zero ed essere sbeffeggiati diventa una cosa non rara. Si può offendere l'anziano anche corrispondendogli una pensione da fame, guardandolo con commiserazione se richiede una prestazione medica e, appunto, sopportandolo come un "costo". Non oso pensare quante vite di persone non più giovani sono sintetizzate in sterili e fredde statistiche, numeri che esprimono in modo autentico la considerazione che il mondo attivo ha delle persone che non sono più utili.
Gli anziani sono una passività di bilancio per gli enti previdenziali e per le strutture sanitarie. Tutto ciò è molto triste e, mi tocca dire con amarezza, che è una fortuna che la vecchiaia non duri quanto la giovinezza.
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